L I L I A N A G R U E F F
CASA
E’ un testo non finito la mia casa
(progetto di un progetto
di cui non so il disegno)
talvolta sposto una parola
o ne introduco un’altra
più spesso le penso,
le scrivo e le misuro
e intanto
io abito frammenti
che forse mi somigliano
CASA
La casa dell’infanzia
Al mattino, con le finestre chiuse
filtrava da un listello difettoso
un raggio luminoso
creava dei prodigi: pulviscoli dorati
sospesi e in movimento
e poi le pieghe del lenzuolo abbandonato
propagazione rettilinea della luce
oscillatorio il moto
- che ne sapevo? Niente -
eppure mi era noto
lo cerco ancora quel raggio che rivela
e quel panneggio
ormai disabitato
e le mattine chiare
Minuscolo il giardino,
qualche fiore,
sul retro la casetta per la millecento
(utile poi per le prime esplorazioni,
i giochi proibiti)
ma la vera meraviglia
era davanti
un triangolo di erba e fiori
e al centro lui,
il pino argentato.
Nessuno ce l’ aveva nella via
(e) il suo colore chiaro
risplendeva
e inviava il suo profumo
al mare
Il letto
le tue vele di lino
si muovono al vento
del mio corpo
e al mattino
resta l’impronta inquieta
del notturno viaggio
La scrivania
1.
Grande
piano orizzontale
su cavalletti (come tutti
gli studenti architetti)
per appoggiare, in ordine,
il futuro
(all’occorrenza ci si poteva anche mangiare)
2.
ora, strati incostanti
non domati, accumulati
segni di un presente aggrovigliato
il futuro si è accorciato
(anche la scrivania è più piccola)
Il tappeto
Un tappeto
mi hanno detto
racconta una storia lontana
la vita di chi l’ha annodato
e qui dove cambia il disegno
dove muta la regola
mi domando che cosa hai tessuto
che cosa è accaduto
e proprio qui me lo volevi dire
la sedia
una schiena lo sa
se è stata fatta per lei
o per affermare
qualche vanità
(dalla cantina)
se penso
ai miei piedi di ragazza
che dentro a queste scarpe
si andavano a sposare,
al corpo giovane
che ancora non sapeva
di sé, di segni e di sventure
una tenerezza strana
mi accade
mi guardo , lontana,
mi assolvo
e mi perdono