I N G R E S S O
MARCO SIMONELLI
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Amiche mie
Da quando mi accettarono in congrega
di rado ho saltato il nostro appuntamento:
all’ora convenuta suoniamo il campanello
sgusciamo uno per uno nell’androne
salendo scale ripide in palazzi
che dal di fuori non penseresti mai
teatri di simili raduni.
In cerchio intorno al tavolo
ci scambiamo le foglie
dei nostri rispettivi vaticini,
controlliamo i responsi delle viscere
come aruspici col pelo sullo stomaco
sovente poi parliamo con i morti
oppure con creature non visibili
agli occhi intorpiditi dei mortali.
Una volta conclusi i sortilegi
stabiliamo il convegno successivo:
“Avvenga con la pioggia, i lampi e i tuoni -
è tassativo”.
***
un rigo esile/varco dal fiato sottile/
porte già dietro/e le finestre spalancate/
ha traversato sul filo cinabro/
a seguire/
in quel sangue che divarica i sentieri/
l'indice teso di arianna/
le dita in viaggio/lungo i fianchi dei corridoi/
gli orli delle stagioni affacciate/
agli anni dei terremoti in cammino/
***
- si sveglia dall'impasto coi muri
da fenditure degli angoli porge sulla soglia ago e un filo incrinato -
(imprigionata dentro il lato distante di un cubo di ambra
stringe braccia e fronte contro le ginocchia,
la bocca dello stomaco un nido di rovi abitato)
(lentamente
sente l'onda di marea ritrarsi dalle finestre incise sul petto,
defluire tra i tagli polmonari dei coralli) (nuota nel denso ottuso della bolla)
dalla camera alla curva di ingresso
un corpo di latte galleggia trascinato da un eco,
il seno
rassicurante relitto a cui aggrapparsi...