M A S S I M O V E Z Z O S I
La casa ideale
architettura di fiato, chiude un sentiero
di desideri battuti
stanze accostano una lampada/spezza angoli di notte/arrampica sulla trama seicentesca di una vita scura/ronzano fusa/cullano parole immobili/l'equilibrio verticale di libri/nel petto una finestra affaccia stagioni/discorrono sulle panchine/al passeggiare del sole/
l'indirizzo sulla busta
abita bocca d'infanzia
***
un rigo esile/varco dal fiato sottile/
porte già dietro/e le finestre spalancate/
ha traversato sul filo cinabro/
a seguire/
in quel sangue che divarica i sentieri/
l'indice teso di arianna/
le dita in viaggio/lungo i fianchi dei corridoi/
gli orli delle stagioni affacciate/
agli anni dei terremoti in cammino/
***
- si sveglia dall'impasto coi muri
da fenditure degli angoli porge sulla soglia ago e un filo incrinato -
(imprigionata dentro il lato distante di un cubo di ambra
stringe braccia e fronte contro le ginocchia,
la bocca dello stomaco un nido di rovi abitato)
(lentamente
sente l'onda di marea ritrarsi dalle finestre incise sul petto,
defluire tra i tagli polmonari dei coralli) (nuota nel denso ottuso della bolla)
dalla camera alla curva di ingresso
un corpo di latte galleggia trascinato da un eco,
il seno
rassicurante relitto a cui aggrapparsi...
colino
si muove lontano,
flessa dal peso
e le preghiere bucate,
porta canestri di acqua
raccogliendo spighe di temporali.
ora sversa dentro a fuori
setacciando i pezzi morti.
ora che le dita sono acqua
e affonda se tenta di toccarsi.
piatto
il tuffo è nel rigo sul bordo (azzurro/e la risacca trascina in un periplo di infinito mare)
( lega le dita il filo di vetro/le affoga fonde)
schianta una crosta di fame le viti delle ossa sul duro dello smalto.
lampada
l'improvviso luminoso spiovere traverso
spinge dalla tempia l'annerire
con scosse impercettibili (scatti brevi
nella paura di non riaffiorare dal bordo dello sprofondo,
oltre il recinto dove vive)
della pietra estratta dalla cava del petto
rivela in strati di minima luce, l'arquarsi continuo delle ossa, il formicolare sommerso di sillabe mute,
gli inizi di una duratura sconfitta.
tappeto
ora mette sopra piedi scalzi/muove sul disegno irregolare del giorno/
un avanzare di polpastrelli lungo il filo spinoso dell'ordito/dolori nei nodi allineati/
- esausta si stende nel fitto della trama/cuce un riparo per la notte -
con l'unghia sul vetro
sgraffia un frammento alla sera,
pochi millimetri
e lo sutura ad un diverso elemento,
l'interno di un'unica sillaba
ad esempio.
una carne differente
di corpo che si volta muto e l'aria non intacca.
le scivola il brivido sui vetri/
dal dentro assiste indifferente/al passare parallelo e distante/della notte e l'alba/
rinchiusa in un oro senza pena/un telaio incorruttibile/
Letto
sveste lo spazio della carne/
scossa al tatto/da una pena retrattile/e tuoni rampicanti in nere infiorescenze/
distende una cima di bosco che ondeggia/copre la bellezza di prato che sarebbe stata/
prima le stringessero tutte le labbra/corrompendola di notte nuda/
un confine di sera traforata di grilli, vuoto sveglio
(intorno luci e
sul palato caldo di intonaci,
prima nebbia
nel tenero di denti)
(la città in volo conca dove il cielo rovescia)
la maternità delle foglie
ha dita di trapano
sotto le cortecce,
a volte vento si affaccia agli infissi.
- quattro viandanti attraversano mano nella mano -
e d'erba in ascolto;
la talpa scava luce che non può vedere.
dove il muro finisce
crescono centimetri di nocche appese
occhi saldati controluce.
alle 10 da sud
lo schianto del sole
morde le sbarre,
pettina ghiaia imprigionata (al colpo il ranuncolo piega la bocca d'ombra bianca,
cerca la lingua d'oro caduta tra i sassi)
... piumata/dal palmo all'impeto imminente del salto/stretta al passamano tende l'orecchio del tallone/
ad ogni scalino/si volta attenta all'incrinatura del primo richiamo/spinge da dentro/muta l'osso dello zigomo/
era vuoto d'avanzo/inutile a cose minime/riposte con gesti minuti in angoli acuti/
vuoto che non sapeva avrebbe usato col duro di pacchi/
penombra di scarpe sul velo di un solaio armato di ferro disossato ---
--- nel silenzio/che preme e satura l'annuncio del crollo/
un franare di calcinacci vivi dentro una tregua di sonno/
- lo scaleo arrampica lo scuro/forse in alto nevica l'inverno -
Polvere
(primo deposito)
sulla pelle in strati
di fumo chiuso.
sciogliere di calce
che non cretta la falda del respiro.
(controluce ingannano lucciole di pulviscolo)
(secondo deposito)
lentamente ricoperti
restiamo dove siamo.
sindoni di depositi sparsi sulla testa
accumulati sotto le labbra.
avete guardato se era spazio
oppure un luogo minimo
quando l'avete spinta ?
e/
se luogo avete letto il nome/se sopra e sotto di foglia/fosse sovrapponibile al suo/stessi alfabeti
fluire lungo i labirinti delle nervature/
e/
se stretto attorno al piccolo corpo/del corpo quello che non entrava dentro/non fuggisse in una
pace d'ombra/morire indurito in spigolo/
si sono schiacciati gli occhi/battuto in lamina il respiro/
la carne asfissiata dentro al guscio di una lunga attesa/
per nido lo spazio appuntito, nascondendo l'entrata
- appiattita ha il vestito cucito con un ritaglio dalla pezza dell'ombra
nel fondo comprime le ossa, cose sottili, spessori di taglio
ci nevica polvere fino dall'alba e movimenti amputati -
oltre può vedere un passare nel sole.