P O R T A
***
Sulla soglia
rifletto
come latte e suture
non siano
cure e vino.
La serratura
Le chiusure
il giro di chiave
L’essere, adesso,
per sentire
L’alito profondo
di ogni altra stanza.
Soglia
Di spavento e di salvezza
mi fa fremere
la soglia di spiaggia
come chiesa marmorea
verde-muffita.
Mi si fa incontro,
germe di una casa di spine.
Zerbini
Umido odore di tigli
scalpiccii nel bagnato
di foglie,
passi,
pesanti o leggeri,
chiudono l'attesa.
Casa ri-trovata,
infanzia perduta.
***
Cerco un vento di luce
che sciolga le ombre,
vele spiegate aprano il respiro
falciato dalla notte.
Gli occhi affamati non vagano più
divorando altre stanze,
altri mondi.
***
La luce inafferrabile attraversa
il vetro beffardo
Il legno colloso di miele
nasconde incognite visioni.
Il grigio di piombo si spalanca
su sorsi di vento.
Il piede sonnolento e impaurito
indugia.
Soglia
in quest’alba
del risveglio opaco
gli assenti si affollano
fuori
ascolto attentamente
per distinguere
nel loro bisbiglio
la vocale mancante
***
Tentavi di aprirla
quella porta:
nelle vene
terrore liquido
e sbadigli di paura
nella notte.
Nessuno è venuto
a soccorrermi.
Bianco invasore
puro e armato
ti sei introdotto
senza clamore.
Sopraffatta, impotente
mi sono lasciata occupare.
La casa ideale
architettura di fiato, chiude un sentiero
di desideri battuti
stanze accostano una lampada/spezza angoli di notte/arrampica sulla trama seicentesca di una vita scura/ronzano fusa/cullano parole immobili/l'equilibrio verticale di libri/nel petto una finestra affaccia stagioni/discorrono sulle panchine/al passeggiare del sole/
l'indirizzo sulla busta
abita bocca d'infanzia
Soglia
Via tinaia
ogni giorno
striscia
la pietra serena
fra cambi di ombre,
stipiti, altro.